sabato 28 giugno 2014

Le campane girano le nuvole

Le campane girano le nuvole. Cinque parole, un mondo.

Le campane suonano. È ovvio: non possono fare altro che suonare. Sono lassù, lontane, dimenticate a meno che non suonino. Basta nominarle per far sapere che stanno suonando. E le nuvole stanno in cielo. Ovvio. Ma quand'è che le campane girano le nuvole? Le campane suonano e ti fanno alzare la testa, ed ecco che ci sono le nuvole che si muovono e si trasformano quasi al ritmo delle campane. Ed è un bel pomeriggio soleggiato, perché tu hai voglia di farti distrarre dal suono delle campane. Non sei oppresso dai pensieri, dai desideri, dal freddo o dal caldo. Il sole richiama la primavera, stonerebbe immaginare l'autunno. No, è primavera, e il vento gioca con nubi bianche in un cielo azzurro. È pomeriggio, perché la mattina hai da fare o stai dormendo. E sei giovane, almeno nel cuore, perché la mente è libera e rilassata.

E sei nella piazza di un paese. Il suono delle campane diventa importante quando sei sotto il campanile. È difficile associare l'immagine alla chiesa. Certo, dove c'è un campanile c'è anche la chiesa, ma ci sono le nuvole e tu guardi da abbastanza lontano, dall'altro lato di una piazza, nell'ombra di un loggiato.
Le voci, perché una piazza vuota è un'immagine troppo triste da associare a un cielo azzurro e nuvole rosse. Quindi ecco le voci, tranquille e paesane. Familiari.

Un mondo in una frase di cinque parole. Una potenza evocativa unica. Per me, un obiettivo da raggiungere.

Un'ovazione per il poeta che ha scritto questa frase.